Le risposte alle tue domande
F.A.Q.

Bonifiche da Amianto
Che cos’è l’amianto?
Utilizziamo la parola amianto (o asbesto) per riferirci ad un gruppo di minerali (varietà di serpentino o di anfibolo) molto diffusi in natura: giacimenti amiantiferi sono presenti in tutto il mondo e anche in Italia.
L’amianto risulta pericoloso per l’uomo quando friabile: l’esposizione a polveri d’amianto e l’inalazione delle sue fibre può provocare nell’uomo gravi patologie come l’asbestosi, il mesotelioma (un tumore della pleura) e il carcinoma polmonare.
Benché sospetti sul pericolo per la salute derivante dall’amianto fossero attestati fin dalla fine dell’ottocento e nonostante i minerali d’amianto fossero stati riconosciuti come cancerogeni già negli anni sessanta, una legge atta a vietare l’utilizzo di amianto in Italia fu approvata solo nel 1992.
Quale la differenza tra amianto, asbesto ed Eternit?
Le parole asbesto ed amianto sono due sinonimi che indicano un insieme di silicati fibrosi.
La parola asbesto deriva dal greco asbestos (tr. inestinguibile).
La parola amianto deriva dal greco amiantos (tr. incorruttibile).
Eternit, invece, è un marchio registrato di fibrocemento (cemento-amianto) e il nome della ditta che lo produce.
Utilizzato in modo massiccio nell’edilizia del novecento, in Italia il nome Eternit (spesso considerato impropriamente sinonimo di “amianto”) è legato indissolubilmente alla tragedia delle morti causate dallo stabilimento di Casale Monferrato.
Quali minerali sono definiti “amianto”?
L’articolo 23 del Decreto Legislativo n.277 del 1991 e la Direttiva 2003/18/CE definiscono “amianto” i seguenti silicati fibrosi: actinolite, amosite, antofillite, crisotilo, crocidolite e tremolite.
Il crisotilo appartiene al gruppo dei serpentini; actinolite, amosite, antofillite, crocidolite e tremolite appartengono al gruppo degli anfiboli.
Per soddisfare alcune vostre curiosità sui differenti tipi di amianto potete consultare l’articolo del nostro blog sul tema.
Dove posso trovare amianto?
L’utilizzo massiccio di Eternit nell’edilizia novecento ha fatto sì che ad oggi in Italia puoi trovare amianto in qualsiasi edificio costruito fino al 1992.
Come è stato utilizzato l’amianto?
Celebre per la sua capacità di resistenza al fuoco e al calore, l’amianto è stato utilizzato fin dall’antichità per scopi magici, medicinali o rituali.
Ne “Il Milione”, Marco Polo racconta come questo minerale fosse utilizzato nel XIII secolo in Cina anche come tessuto per confezionare tovaglie.
La scoperta di numerosi giacimenti (l’Italia è stata tra i maggiori produttori al mondo di amianto grezzo), il successo commerciale determinato dalle sue caratteristiche tecniche (resistenza meccanica e termica, al fuoco e al calore, agli agenti chimici e a quelli biologici; alta flessibilità; predisposizione ad essere facilmente filabile e tessibile; proprietà termoisolanti e fonoassorbenti; facilità a legarsi con calce, gesso, cemento e polimeri come la gomma o il PVC) e lo sviluppo di un nuovo prodotto (il cemento-amianto, generalmente noto come Eternit) – hanno fatto sì che in tutto il ventesimo secolo l’amianto sia stato utilizzato massicciamente nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti.
In quali produzioni è stato utilizzato l’amianto?
L’amianto è stato adoperato nell’edilizia per elementi di copertura, pareti e controsoffitti, intonaci, pavimenti, tubi, vasche, rivestimenti, raccordi, giunti, pannelli isolanti, guarnizioni, filati, tessuti, corde, coperte, feltri, tappeti, tegole, canne fumarie, cappe.
Nel novecento l’amianto è stato utilizzato anche come materiale isolante, stucco e vernice.
E non solo: per la produzione di autoveicoli, freni e frizioni, corde e lampade,tendaggi e tappezzerie, cachemire sintetico e giochi per bambini da giardino, casette per uccelli e cucce per cani, lettiere per animali e imbottiture per pianoforti, pentolame e portalampade, fioriere e sedie a sdraio, abiti da lavoro e filtri di sigarette, sabbia e neve artificiale, diversi elettrodomestici ed elementi di arredo.
Di seguito un ampio elenco di oggetti e materiali prodotti fino al 1992 che potevano contenere amianto.
- Anelli di tenuta per raccordi o giunti
- Anime per fonderia
- Ardesie in cemento amianto per lastre e tegole
- Arredi urbani
- Asfalti di copertura per rivestimenti di pavimentazioni stradali
- Assorbenti igienici interni
- Baderne per guarnizioni
- Bordature per le rifiniture di tetti, giardini, stradali, aiuole, tetti
- Bordi antiscivolo per applicazioni su scale e gradini
- Cachemire sintetico
- Caldere coibentate con amianto
- Calze per rivestimenti di cavi
- Cambi di velocità
- Camere spegni arco per gli interruttori delle cabine elettriche
- Caminetti
- Camini e canne fumarie
- Camini industriali e ciminiere
- Canalizzazioni di aria, acque e fluidi
- Cappe per sistemi di aspirazione
- Carrelli riscaldati porta-vivande
- Carta da parati
- Carta per prodotti editoriali di pregio
- Cartonfeltri per rivestimenti isolanti
- Casette per uccelli
- Casseforme
- Casseri in fibrocemento
- Cassette di risciacquo dei servizi igienici
- Cassoni
- Ceppi da camino artificiali
- Cinghie di trasmissione
- Cisterne
- Colle adesive e bituminose
- Colonne di scarico reflui e rifiuti
- Comignoli
- Componenti di giochi
- Contenitori vari
- Coperte elettrotermiche
- Coperte per estinzione incendi o per protezione personale
- Coppelle per strati isolanti di protezione
- Copponi per rivestimenti
- Copritubo
- Corde e cordoni per avvolgimenti, guarnizioni isolanti e rivestimenti isolanti e antincendio
- Cucce per cani
- Cuscini per imbottitura e fodere
- Diaframmi per processi elettrolitici
- Dischi delle frizioni
- Fasce per rivestimenti di cavi, rivestimenti isolanti per motori e giunzioni di tubi
- Feltri per rivestimenti per coperture, sistemi di protezione ignifuga ed isolamento
- Ferodi
- Fili utilizzati in vestiario di protezione e avvolgimenti
- Filler utilizzati come riempimento in edilizia ed apparecchiature
- Filotti utilizzati per guarnizioni e giunti
- Filtri di sigarette e da pipa
- Filtri per maschere antigas
- Filtri utilizzati in sistemi di condizionamento, ventilazione e nell’industria
- Fioriere
- Fogli bituminosi utilizzati nei rivestimenti isolanti per le coperture
- Forme e stampi per fonderie
- Funi
- Giochi in cemento-amianto per giardini dell’infanzia
- Giunti delle tubazioni
- Giunti omocinetici
- Gronde
- Guaine
- Guarnizioni per sistemi di tenuta
- Imbottiture per pianoforti
- Incubatrici
- Intercapedini delle casseforti
- Intonaci
- Lastre in cemento-amianto utilizzate per coperture e tamponature
- Lastre per tennis da tavolo
- Lavagne scolastiche
- Letti di moltiplicazione nell’orticultura
- Lubrificanti contenenti amianto
- Macchine da composizione tipografica Linotype
- Macchine per la stampa di carta carbone
- Malte cementizie e non utilizzate come rivestimento
- Mastici utilizzati come adesivi
- Materozze
- Materozze utilizzate per la lavorazione a caldo dei metalli
- Mensole delle finestre
- Mensole di arredo
- Nastri utilizzati per avvolgimenti isolanti
- Neve sintetica
- Pannelli e intonaci decorativi
- Pannelli in cartone, cartongesso, fibre grezze compresse, gesso, amianto-cemento, matrici plastiche e in resina e pannelli sandwich utilizzati in edilizia per rivestimenti, tramezzi, controsoffitti
- Pannelli per vasche da bagno
- Parapetti
- Parati
- Paratie per i sistemi di compartimentazione e schermatura
- Pareti componibili dei prefabbricati
- Pareti delle celle frigorifere
- Pasta da modellare in polvere
- Pentolame
- Pianelle utilizzate per rivestimenti di coperture
- Piani di lavoro e d’appoggio
- Piastrelle
- Piastroni
- Pietre verdi lavorate utilizzate come lastre lucidate o per oggetti ornamentali, tavoli, tegole
- Pietre verdi semilavorate utilizzate come ballast ferroviario, pietrisco per riempimenti e sottofondi stradali, polverino da estrazione e lavorazione mineraria, blocchi e lastre grezze
- Pilastri
- Pitture
- Pluviali
- Polverino derivato dalla fabbricazione del cemento-amianto, utilizzato per riempimento ed isolamento
- Portalampade
- Posacenere
- Pozzetti
- Premi-stoppa
- Presse a caldo per tomaie nei calzaturifici
- Prodotti vari plastici e compositi per diversi usi industriali e domestici
- Protettivi a tenuta stagna per isolamento
- Quadri elettrici in cemento-amianto
- Raccordi
- Reticelle spandi fiamma utilizzate per sistemi di diffusione omogenea del calore
- Riscaldatori di scambi ferroviari
- Rivestimenti
- Rondelle
- Scaffalature
- Schermi cinematografici
- Schermi parafiamma
- Schiume isolanti
- Sedie e tavoli da giardino
- Serbatoi
- Silos
- Sipari
- Sistemi frenanti
- Smalti
- Spaghi utilizzati per avvolgimenti e stoppini
- Stoffe per abbigliamento ignifugo e di protezione personale
- Stoppini per ceri e candele
- Stucchi
- Stuoie
- Suolette interne per scarpe
- Supporti per deodoranti d’ambiente
- Tamponi filtranti per l’industria
- Tappeti ignifughi
- Tappeti mobili utilizzati per nastri trasportatori per persone e merci
- Tappezzerie ad uso domestico ed industriale
- Targhette alle porte
- Tegole
- Teli per assi da stiro
- Tende ad uso domestico ed industriale
- Termocoibentazione e fodere di materassi e materassini
- Tessuti per imballaggio
- Tramezzi
- Traversine ferroviarie utilizzate nella realizzazione dei binari
- Trecce utilizzate per avvolgimenti e guarnizioni
- Trogoli e lettiere per animali
- Tubazioni
- Unità edilizie prefabbricate per situazioni d’emergenza
- Uose (bende per prevenire le lesioni traumatiche dei tessuti di rivestimento delle articolazioni nei bovini e negli equini)
- Vasche
- Vasi di espansione
- Vestiario e accessori di protezione individuale
- Vinil amianto utilizzato nelle pavimentazioni
Quale differenza tra l’amianto in matrice compatta e quello in matrice friabile?
L’amianto in matrice friabile può essere facilmente sbriciolato o ridotto in polvere e, quindi, liberare più facilmente fibre.
L’amianto in matrice compatta, invece, viene sbriciolato o ridotto in polvere solo attraverso l’impiego di attrezzi meccanici.
L’amianto è sempre pericoloso?
L’amianto compatto non è di per sé pericoloso: quando si presenta in perfetto stato di conservazione non può arrecare alcun danno alla salute.
L’amianto e l’eternit risultano pericolosi per l’uomo quando rilasciano fibre: queste, se disperse nell’aria ed inalate, possono portare terribili danni alla salute. Risulta evidente, quindi, come il rischio sia legato alla friabilità e al deterioramento del materiale in amianto.
Come si determina la pericolosità di un prodotto contenente amianto?
Il livello di pericolosità di manufatti contenenti amianto viene determinato in base alla composizione dei materiali ab origine, all’usura e alle condizioni espositive cui i prodotti sono stati sottoposti.
Esiste una soglia minima di rischio nell’esposizione all’amianto?
Stando alle conoscenze scientifiche attuali non esiste alcuna soglia minima d’esposizione alle fibre d’amianto al di sotto della quale si può essere sicuri di non ammalarsi.
Se possiamo dunque considerare a rischio chiunque respiri particelle d’amianto, è necessario sottolineare che l’incidenza di malattie asbesto-correlate risulta molto più elevato nelle persone soggette a lunghe e massicce esposizioni.
Quali malattie possono conseguire dall’esposizione all’amianto?
L’esposizione alle fibre d’amianto è associata allo sviluppo di malattie croniche dell’apparato respiratorio come l’asbestosi, neoplasie della pleura come il mesotelioma e carcinomi polmonari.
Queste patologie sono generalmente caratterizzate da lunghi periodi di latenza.
L’asbestosi è una malattia polmonare catalogata come patologia professionale in quanto generalmente correlata ad un’esposizione prolungata alle fibre da amianto (come quella subita da chi operava in stabilimenti che lavoravano materiali in amianto). I sintomi di questa fibrosi polmonare estensiva (difficoltà di respirazione, cianosi, tosse, debolezza, perdita di peso e insufficienza respiratoria) possono apparire anche dopo trent’anni dall’esposizione. Attualmente non esiste alcuna terapia specifica ed efficace.
Il mesotelioma è un tumore che coinvolge il mesotelio, tessuto che riveste la pleura (la membrana che ricopre i polmoni), peritoneo (la membrana che riveste la cavità addominale), pericardio (la membrana che circonda il cuore) e la cavità vaginale dei testicoli o dell’utero. Generalmente il mesotelioma riguarda la pleura (mesotelioma pleurico) ed è associato all’esposizione alle fibre d’amianto. Essendo i sintomi poco specifici, la diagnosi è spesso tardiva. Il mesotelioma solitamente si manifesta tra i 50 e i 70 anni di vita e può insorgere anche dopo 50 anni dall’esposizione. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si ferma al di sotto del 20% dei casi.
L’amianto può avere un apporto decisivo anche nello sviluppo del carcinoma polmonare: è stato dimostrato, infatti, che l’esposizione all’amianto aumenta il rischio di 5 volte (se combinata con fumo di tabacco il rischio aumenta di ben 50 volte).
Alcuni studi suggeriscono che l’esposizione all’amianto possa provocare o favorire l’insorgere di altre forme tumorali (ad esempio il cancro alla laringe, al pancreas o all’apparato gastro-intestinale), tuttavia ad oggi il nesso causale tra esposizione e malattia non è stato dimostrato.
Esistono anche patologie benigne derivanti dall’esposizione alle fibre d’amianto, come il versamento pleurico, le placche pleuriche e l’ispessimento pleurico diffuso.
Anche la salute del mio animale domestico può essere danneggiata dall’amianto?
L’esposizione alle fibre d’amianto può arrecare danni alla salute degli animali quanto a quella degli esseri umani.
Amianto in casa: cosa devo fare?
- Prima di effettuare qualsiasi ristrutturazione, manutenzione o demolizione, accertati che nell’oggetto d’intervento non sia presente amianto.
- Rivolgiti ad una società qualificata per individuare l’amianto, verificarne lo stato di manutenzione ed ottenere una seria valutazione del rischio.
- Segnala la presenza di manufatti in amianto friabile.
- Segnala infiltrazioni, crepe, distacchi d’intonaco e situazioni di degrado che possono coinvolgere materiali in amianto.
- Garantisci la tua sicurezza e la salvaguardia della salute pubblica: affida la bonifica dell’amianto solamente ad aziende autorizzate e tecnicamente preparate.
Amianto in casa: cosa non devo fare?
- Non farti prendere dal panico: la presenza di amianto non comporta di per sé pericolo. L’amianto, infatti, diviene pericoloso solamente quando sue particelle vengono disperse nell’aria e respirate.
- Non rimuoverlo, non frantumarlo, non forarlo, non tagliarlo, non segarlo, non demolirlo. Insomma, non danneggiarlo in alcun modo: il rilascio di fibre d’amianto costituisce fonte di rischio per la tua salute.
- Non installare impianti che provocano vibrazioni o generano correnti d’aria: potrebbero causare il distacco di particelle d’amianto da manufatti in cattivo stato di conservazione.
- Non gettarlo nel cassonetto dei rifiuti: l’amianto è un rifiuto pericoloso e deve essere smaltito correttamente.
- Non esporre te stesso e i tuoi cari al rischio di un intervento fai-da-te: trattare, mettere in sicurezza, rimuovere e smaltire amianto sono operazioni complesse che richiedono attenzione, competenze e strumentazioni specifiche.
L’amianto è “fuorilegge”?
La legge n. 257 del 27 marzo 1992 ha vietato “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto”.
Quali obblighi e quali responsabilità derivano dalla presenza di amianto o Eternit nel mio immobile?
Numerose sono le responsabilità dei proprietari di immobili contenenti amianto e dei responsabili delle attività che vi si svolgono. Di seguito riportiamo una serie (non esaustiva) di stralci di normative riferiti a tali doveri:
“Presso le unità sanitarie locali è istituito un registro nel quale è indicata la localizzazione dell’amianto floccato o in matrice friabile presente negli edifici. I proprietari degli immobili devono comunicare alle unità sanitarie locali i dati relativi alla presenza dei materiali di cui al presente comma […]” (articolo 12 comma 5 della Legge 257/92).
“Qualora non si possa ricorrere a tecniche di fissaggio, e solo nei casi in cui i risultati del processo diagnostico la rendano necessaria, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dispongono la rimozione dei materiali contenenti amianto, sia floccato che in matrice friabile. Il costo delle operazioni di rimozione è a carico dei proprietari degli immobili” (articolo 12 comma 3 della Legge 257/92).
“Il proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge dovrà: designare una figura responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto; tenere un’idonea documentazione da cui risulti l’ubicazione dei materiali contenenti amianto. Sulle installazioni soggette a frequenti interventi manutentivi (ad es. caldaia e tubazioni) dovranno essere poste avvertenze allo scopo di evitare che l’amianto venga inavvertitamente disturbato; garantire il rispetto di efficaci misure di sicurezza durante le attività di pulizia, gli interventi manutentivi e in occasione di qualsiasi evento che possa causare un disturbo dei materiali di amianto. A tal fine dovrà essere predisposta una specifica procedura di autorizzazione per le attività di manutenzione e di tutti gli interventi effettuati dovrà essere tenuta una documentazione verificabile; fornire una corretta informazione agli occupanti dell’edificio sulla presenza di amianto nello stabile, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare; nel caso siano in opera materiali friabili provvedere a far ispezionare l’edificio almeno una volta all’anno, da personale in grado di valutare le condizioni dei materiali, redigendo un dettagliato rapporto corredato di documentazione fotografica. Copia del rapporto dovrà essere trasmessa alla USL competente la quale può prescrivere di effettuare un monitoraggio ambientale periodico delle fibre aerodisperse all’interno dell’edificio” (articolo 4 del Decreto Ministeriale del Ministero della Sanità 6/9/94).
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 20.000 a euro 80.000” (articolo 452 terdecies della Legge 68/2015).
“Nella valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro valuta i rischi dovuti alla polvere proveniente dall’amianto e dai materiali contenenti amianto, al fine di stabilire la natura e il grado dell’esposizione e le misure preventive e protettive da attuare […]” (articolo 249 comma 1 del Decreto Legislativo 81/2008)
“[…] Il datore di lavoro effettua nuovamente la valutazione ogni qualvolta si verifichino modifiche che possono comportare un mutamento significativo dell’esposizione dei lavoratori alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto […]” (articolo 249 comma 3 del Decreto Legislativo 81/2008)
Quali metodi di bonifica da amianto esistono?
I metodi d’intervento utilizzati nella bonifica da amianto sono generalmente tre:
- la rimozione, ossia una soluzione definitiva che prevede l’asportazione e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto;
- l’incapsulamento, ossia il trattamento di materiali contenenti amianto attraverso specifici prodotti;
- il confinamento e il rivestimento, ossia l’installazione di barriere capaci di separare i materiali contenenti amianto dalle aree occupate dell’edificio.
Cosa si intende per “rimozione dell’amianto”?
La rimozione prevede l’eliminazione dei materiali contenenti amianto mediante asportazione e smaltimento.
Soggetta a presentazione di Notifica o Piano di lavoro (art. 250 e 256 D.Lgs 81/08) allo SPSAL dell´ASL competente per territorio, la rimozione è obbligatoria in caso di demolizione di strutture o impianti.
L’intervento di bonifica tramite rimozione comporta l’eliminazione definitiva dell’amianto.
L’amianto rimosso deve essere smaltito correttamente come rifiuto pericoloso.
La rimozione risulta necessaria in condizioni di grave ed esteso degrado del materiale e, in alcuni casi, può essere prescritta dalla Asl o dal Comune tramite Ordinanza con effetto obbligatorio.
Al termine della rimozione Eneracque SpA può ripristinare le coperture rimosse utilizzando materiali a norma di legge.
Cosa si intende per “incapsulamento dell’amianto”?
L’incapsulamento consiste nel trattamento dei materiali contenenti amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono ad inglobare le fibre di amianto e a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta.
L’incapsulamento ha una buona efficacia se realizzato su materiali contenenti amianto in discreto stato di conservazione.
Questo tipo di intervento necessita di una serie di documenti e comunicazioni burocratiche dovuta all’uso di agenti chimici: documentazioni indispensabili fornite da Eneracque SpA.
Nel caso delle coperture, Eneracque fornisce ai suoi Clienti l’attestazione di conformità del prodotto incapsulante applicato e l’attestazione di conforme esecuzione dei lavori (spessori, colori degli ultimi strati applicati, garanzia nel tempo) assieme alla durata minima del trattamento.
Eneracque si occuperà anche della redazione di un programma di manutenzione e controllo e della nomina di un Responsabile preposto alla sua applicazione. Nel caso ci fosse necessità di attività preliminari di pulizia e/o rimozione parziale di materiale contenente amianto, occorrerà presentare il Piano di Lavoro (art. 256 D.Lgs 81/08) allo SPSAL dell’ASL competente per territorio.
Tra i vantaggi della bonifica da amianto tramite incapsulamento: la riduzione del rilascio di fibre; tempi minori rispetto alla rimozione; la mancata produzione di rifiuti pericolosi; un minor rischio per gli addetti ai lavori.
Tra gli inconvenienti: può essere necessario rimuovere l’amianto in un tempo successivo; diviene necessario attuare un programma di controllo e manutenzione; può essere necessario ripetere l’intervento a distanza di tempo; può essere necessario ridurre le proprietà termiche, antiacustiche e antincendio.
L’ eventuale rimozione di amianto incapsulato risulta più complessa a causa dell’effetto impermeabilizzante del trattamento.
Cosa si intende per “confinamento e/o rivestimento dell’amianto”?
Ci riferiamo all’installazione di una barriera a tenuta che separa i materiali contenenti amianto dalle aree occupate dell’edificio (se non associato all’incapsulamento, il rilascio di fibre continua all’interno del confinamento).
Il confinamento e il rivestimento sono interventi che proteggono gli ambienti dalle fibre d’amianto, non richiedono materiali sostitutivi e non producono rifiuti pericolosi.
E’ un intervento che può essere utilizzato quando non è necessario accedere alle aree confinate ed i materiali sono facilmente accessibili e localizzati in aree circoscritte.
Risulta necessario verificare se la struttura può sopportare il carico permanente costituito dalla nuova copertura.
Occorre attuare un programma di controllo e manutenzione e l’amianto potrà essere rimosso successivamente.
Per evitare il rilascio di fibre, i materiali contenenti amianto andranno incapsulati durante l’intervento e la barriera di confinamento dovrà essere mantenuta in buone condizioni.
Sono obbligato a rimuovere l’Eternit o l’amianto presente nel mio immobile?
Non sussiste alcun obbligo di rimozione o altro tipo di intervento se non quando lo stato della struttura in amianto può considerarsi fonte di rischio.
Quanto costa una bonifica da amianto?
Non esiste un tariffario per questo genere di interventi: per definire il prezzo occorrono diversi elementi di valutazione.
Eneracque SpA può effettuare un sopralluogo ed aiutarti a scegliere la migliore soluzione nel decidere il tipo di intervento da effettuare, cercando di conciliare la tua necessità di sicurezza con l’investimento economico da affrontare.
Bonifiche di Siti Inquinati
Come viene definita dalla legge italiana la bonifica di un sito inquinato?
Il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 definisce come Sito Inquinato “un sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio […] risultano superati”.
Lo stesso Decreto definisce come Bonifica “l’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio”.
Quali tipi di intervento possono essere messi in atto per la bonifica di un sito inquinato?
Gli interventi di bonifica possono essere di tre tipi:
- Intervento In Situ: effettuato senza movimentazione o rimozione del suolo.
- Intervento Ex Situ On-Site: effettuato con movimentazione e rimozione di suolo inquinato e materiali; il trattamento avviene nell’area del sito stesso ed è possibile un riutilizzo dei materiali.
- Intervento Ex Situ Off-Site: effettuato con movimentazione e rimozione di materiali e suolo inquinato fuori dal sito stesso; suolo inquinato e materiali vengono conferiti in impianti di trattamento autorizzati o in discarica.
Cosa si intende per “messa in sicurezza d’emergenza”?
Una messa in sicurezza d’emergenza è un insieme di interventi che mirano a contenere la diffusione degli agenti inquinanti per impedirne il contatto con la popolazione e proteggere il territorio circostante.
Il proprietario di un sito inquinato può essere obbligato alla bonifica?
L’obbligo di adottare misure atte al ripristino ambientale di un sito è a carico del responsabile dell’inquinamento – il quale può non essere necessariamente il proprietario e/o gestore del sito.
In caso di inattività del responsabile, il proprietario o il soggetto interessato al ripristino ambientale può, ovviamente, operare in qualsiasi momento gli interventi necessari.
L’articolo 244 del Decreto Legislativo 152 del 2006 prevede che nel caso di inattività del responsabile dell’inquinamento, del proprietario del sito e di altri soggetti interessati, gli interventi siano realizzati “dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l’ordine di priorità fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, avvalendosi anche di altri soggetti pubblici o privati, individuati ad esito di apposite procedure ad evidenza pubblica”.
In cosa consiste il reato di omessa bonifica?
La legge 68 del 22 maggio 2015 ha introdotto nel codice penale l’articolo 452 terdecies che recita: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 20.000 a euro 80.000”.
Caratterizzazione di Siti Inquinati
A cosa serve un piano di caratterizzazione?
Attraverso un piano di caratterizzazione si definisce l’assetto geologico e idrogeologico di un terreno, si può verificare la presenza o meno di contaminazione nei suoli e nelle acque e sviluppare un modello concettuale del sito: sono tutti elementi necessari per progettare e pianificare al meglio la bonifica di un sito.
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Gestione e Smaltimento di Rifiuti Liquidi e Solidi, Pericolosi e Non
Di quali autorizzazioni è in possesso Eneracque SpA?
Eneracque SpA è iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali nelle categorie:
- 1 Ordinaria (Raccolta e Trasporto di Rifiuti Urbani ed Assimilabili)
- 4 (Raccolta e Trasporto di Rifiuti Speciali Non Pericolosi)
- 5 (Raccolta e Trasporto di Rifiuti Speciali Pericolosi)
- 9 (Bonifica di Siti)
- 10A (Attività di Bonifica di Beni contenenti Amianto effettuata sui seguenti materiali: Materiali Edili contenenti Amianto legato in Matrici Cementizie o Resinoidi)
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di acidi?
Tipologia del Rifiuto: Trattamento superficiale dei metalli; Satinatura del vetro; Prodotti fuori specifica e inutilizzati; Soluzioni da industria elettronica.
Trattamento: Trattamento di neutralizzazione con basi e successivo invio ad un impianto di trattamento acque reflue di tipo chimico-fisico, in cui, in una prima vasca di trattamento, con un processo di coagulazione/flocculazione possibile, con l’aggiunta di polielettroliti aggreganti, coagulare tutte le sostanze in sospensione, anche quelle di dimensioni molto ridotte (soluzioni colloidali), in modo che si formino dei fiocchi che vengono poi separati dalla fase liquida in una successiva apposita vasca, detta di flottazione.
Smaltimento: Il fango così separato dall’acqua viene ispessito, disidratato tramite filtropressa e portato ad un impianto d’inertizzazione oppure direttamente in discarica per rifiuti speciali, in base alle sue caratteristiche. Le acque chiarificate vengono inviate in un impianto di depurazione di tipo biologico in modo da realizzare il completo recupero delle acque, prima di essere immesse nell’ambiente.
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di solventi?
Tipologia del Rifiuto: Solventi organici da produzione vernici e inchiostri Lavaggio pezzi meccanici Sintesi organica di base Industria tessile Produzione di imballaggi Produzione di pellami Residui di distillazione Morchie
Recupero dei Solventi: Il recupero diretto, in generale effettuato mediante distillazione, sostenibile solo quando le quantità di residui prodotti sono elevate. Il processo si basa sull’evaporazione e successiva condensazione del solvente contenuto nei residui o morchie. Il trattamento consente così di ridurre il contenuto di solvente nel residuo in modo da rendere il successivo smaltimento o trattamento più semplice. Il residuo ottenuto dopo l’evaporazione può essere sottoposto ad inertizzazione oppure avviato direttamente in discarica. I solventi recuperati possono essere reintrodotti sul mercato.
Trattamento: Qualora non sia possibile il recupero, i solventi vengono trattati tramite un processo di termossidazione, in cui si realizza la combustione delle sostanze organiche. I solventi fungono da combustibile nei termocombustori. La combustione si realizza normalmente in due camere, dette di combustione e di postcombustione: nella prima si raggiunge la temperatura di 1.100°C, mentre nella camera di post-combustione i gas provenienti dalla camera di combustione vengono portati alla temperatura di 1.200°C, per riuscire a degradare il 99,99% dei composti organici alogenati.
Smaltimento/Recupero: Il residuo ottenuto dopo la distillazione può essere sottoposto ad inertizzazione oppure avviato direttamente in discarica.
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di acque industriali e fanghi?
Tipologia del Rifiuto: Acque da cabina di verniciatura, Acque di burattatura, Acque contenenti inchiostro, Acque di fosfograssaggio, Acque di lavaggio impianti industrie alimentari, Acque di lavaggio impianti industrie chimiche, Acque di lavaggio impianti industrie farmaceutiche, Acque da impianti galvanici e trattamento termico, Soluzioni acquose di lavaggio in genere, Soluzioni di sviluppo e fissaggio fotografico, Fanghi acquosi contenenti materiali ceramici, Fanghi da trattamento di acque reflue industriali
Trattamento: Trattamento in un impianto per acque reflue di tipo chimico-fisico. In una prima vasca di trattamento, attraverso un processo di coagulazione/flocculazione è possibile, con l’aggiunta di polielettroliti aggreganti, coagulare tutte le sostanze in sospensione, anche quelle di dimensioni molto ridotte (soluzioni colloidali), in modo che si formino dei fiocchi che vengono poi separati dalla fase liquida in una successiva apposita vasca, detta di flottazione.
Smaltimento: Il fango cosi separato dall’acqua viene ispessito, disidratato tramite filtropressa e portato ad un impianto di inertizzazione oppure direttamente in discarica per rifiuti speciali, in base alle sue caratteristiche. Le acque chiarificate vengono inviate in un impianto di depurazione di tipo biologico in modo da realizzare il completo recupero delle acque, prima di essere immesse nell’ambiente.
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di emulsioni?
Tipologia del Rifiuto: Acque di lavaggio circuiti idraulici Acque di sgrassaggio di pezzi meccanici Acque di lavaggio di macchine, canaline, tubazioni Acque provenienti dalla bonifica di serbatoi contenenti oli Emulsioni da taglio Liquidi lubrorefrigeranti Morchie oleose
Trattamento: Il trattamento è finalizzato al recupero degli oli contenuti nei reflui ed è realizzato attraverso separazione delle fasi costituenti le emulsioni oleose esauste: oli, acque, fanghi. La separazione o rottura delle emulsioni oleose può essere realizzata attraverso metodi fisici, ricorrendo all’utilizzo combinato di calore e della forza centrifuga. Alla fine del processo si hanno fanghi, acqua che deve essere ulteriormente depurata e oli recuperati. L’acqua viene inviata ad un impianto per il trattamento di reflui di tipo chimico-fisico. In una prima vasca di trattamento, attraverso un processo di coagulazione/flocculazione è possibile, con l’aggiunta di polielettroliti aggreganti, coagulare tutte le sostanze in sospensione, anche quelle di dimensioni molto ridotte (soluzioni colloidali), in modo che si formino dei fiocchi che vengono poi separati dalla fase liquida in una successiva apposita vasca, detta di flottazione.
Smaltimento: I fanghi, derivanti dalla fase di disoleazione e da quella del trattamento chimico-fisico delle acque, vengono ispessiti, disidratati tramite filtropressa e portati ad un impianto di inertizzazione, conferiti direttamente in discarica per rifiuti speciali oppure in impianti specifici, in base alle loro caratteristiche. Le acque chiarificate vengono inviate in un impianto di depurazione di tipo biologico in modo da realizzare il completo recupero delle acque, prima di essere immesse nell’ ambiente.
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di percolati?
Tipologia del Rifiuto: Percolato da discarica di 1a e 2a categoria
Trattamento: Trattamento in un impianto per acque reflue di tipo chimico-fisico. In una prima vasca di trattamento, attraverso un processo di coagulazione/flocculazione possibile, con l’aggiunta di polielettroliti aggreganti, coagulare tutte le sostanze in sospensione, anche quelle di dimensioni molto ridotte (soluzioni colloidali), in modo che si formino dei fiocchi che vengono poi separati dalla fase liquida in una successiva apposita vasca, detta di flottazione.
Smaltimento: Il fango così separato dall’acqua viene ispessito, disidratato tramite filtropressa e portato ad un impianto di inertizzazione oppure direttamente in discarica per rifiuti speciali, in base alle sue caratteristiche. Le acque chiarificate vengono inviate in un impianto di depurazione di tipo biologico in modo da realizzare il completo recupero delle acque, prima di essere immesse nell’ ambiente.
Come possono avvenire il trattamento e lo smaltimento di rifiuti contaminati?
Tipologia del Rifiuto: Stracci e materiale assorbente contaminato. Contenitori contaminati: fusti, cisternette, serbatoi
Trattamento: Dopo la cernita e la classificazione, il materiale deve essere lavato, in modo da eliminare i residui delle sostanze inquinanti precedentemente contenute. Questo viene effettuato con acqua o solventi, in relazione al contenuto del fusto. Il materiale lavato viene inviato ad un impianto di triturazione per la riduzione del volume.
Smaltimento: I fluidi di lavaggio del materiale vengono raccolti ed inviati ad uno specifico impianto di trattamento. Il prodotto triturato viene smaltito in discarica o recuperato seguendo le procedure legislative.
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Analisi Ambientali
Quali materiali o prodotti trattati da Eneracque SpA per conto dei propri clienti possono essere oggetto di analisi chimiche?
Attraverso il laboratorio di Eneracque o mediante i laboratori esterni con i quali la società collabora possono essere analizzati: rifiuti in ingresso e in uscita; acque potabili, minerali, superficiali, di scarico, di eluizione; fanghi, terreni e sedimenti; fanghi organici, inorganici e scorie; campioni solidi e liquidi; idrolizzati proteici; compost; materiali naturali e sintetici; materiale plastico.
Quali materiali o prodotti trattati da Eneracque SpA per conto dei propri clienti possono essere oggetto di analisi biologiche?
Attraverso il laboratorio di Eneracque o mediante i laboratori esterni con i quali la società collabora possono essere analizzati: acque ad uso non potabile, superficiali, reflue, ad uso irriguo; acque potabili e di piscina; acque di balneazione; acque minerali; acque di scarico; fanghi organici; superfici di lavoro e di utensili a contatto con gli alimenti (tamponi, garze e spugne); cosmetici; aria; prodotti non obbligatoriamente sterili; soluzioni ad attività antimicrobica intrinseca; aria e superfici di ambienti a contaminazione controllata.
Codici CER – Elenco Europeo dei Rifiuti
Che cos’è un Codice CER?
I cosiddetti codici C.E.R. sono sequenze numeriche di sei cifre volte ad identificare il rifiuto in base al processo produttivo da cui esso è originato.
Cosa significa CER?
L’acronimo C.E.R. sta per “Catalogo Europeo dei Rifiuti” – indicato ufficialmente nella Decisione della Commissione Europea 2014/955/UE come “Elenco Europeo dei Rifiuti” -, ovvero lo strumento attraverso il quale si può risalire al codice identificativo del rifiuto.
Come viene indicata la pericolosità di un rifiuto attraverso i Codici C.E.R.?
La pericolosità di un rifiuto viene indicata graficamente attraverso un asterisco al termine della sequenza numerica del Codice C.E.R.
Come si attribuisce un Codice CER?
Le modalità di attribuzione sono così indicate nell’allegato interno alla Decisione della Commissione Europea 2014/955/UE:
I diversi tipi di rifiuti inclusi nell’elenco sono definiti specificatamente mediante il codice a sei cifre per ogni singolo rifiuto e i corrispondenti codici a quattro e a due cifre per i rispettivi capitoli. Di conseguenza, per identificare un rifiuto nell’elenco occorre procedere come segue:
- Identificare la fonte che genera il rifiuto consultando i capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 per risalire al codice a sei cifre riferito al rifiuto in questione, ad eccezione dei codici dei suddetti capitoli che terminano con le cifre 99. Occorre rilevare che è possibile che un determinato impianto o stabilimento debba classificare le proprie attività in capitoli diversi. Per esempio un costruttore di automobili può reperire i rifiuti che produce sia nel capitolo 12 (rifiuti dalla lavorazione e dal trattamento superficiale di metalli), che nel capitolo 11 (rifiuti inorganici contenenti metalli provenienti da trattamento e rivestimento di metalli) o ancora nel capitolo 08 (rifiuti da uso di rivestimenti), in funzione delle varie fasi della produzione.
- Se nessuno dei codici dei capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 si presta per la classificazione di un determinato rifiuto, occorre esaminare i capitoli 13, 14 e 15 per identificare il codice corretto.
- Se nessuno di questi codici risulta adeguato, occorre definire il rifiuto utilizzando i codici di cui al capitolo 16.
- Se un determinato rifiuto non è classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16, occorre utilizzare il codice 99 (rifiuti non specificati altrimenti) preceduto dalle cifre del capitolo che corrisponde all’attività identificata nella prima fase.
Quale App può aiutarmi nella ricerca dei Codici CER?
Berg SpA ha sviluppato una App gratuita per sistemi iOS e Android in grado di aiutare l’utente ad individuare i Codici CER corretti da attribuire ai rifiuti.
Per maggiori informazioni
CONSULTA L’ELENCO EUROPEO DEI RIFIUTI E UTILIZZA IL NOSTRO MOTORE DI RICERCA PER CODICI CER