Fino a pochi anni fa gran parte dell’opinione pubblica riteneva che l’idrogeno avrebbe sostituito le altre tradizionali – inquinanti ed esauribili – fonti d’energia.
Nel 2002 il celebre economista Jeremy Rifkin ipotizzava addirittura una nuova economia mondiale basata sull’utilizzo dell’idrogeno come vettore di un’energia rinnovabile e pulita.
L’economia dell’idrogeno in Italia
L’Italia ha cercato di contribuire fattivamente all’inizio di questa nuova stagione energetica progettando di trasformare l’Autostrada del Brennero nella prima autostrada ad idrogeno d’Europa, finanziando la costruzione di distributori d’idrometano in Puglia, mettendo su strada mezzi pubblici ad emissioni zero alimentati ad idrogeno o idrometano in città come Bologna, Torino, Milano, Trento, Bolzano o Imperia – dove, scriveva il Secolo XIX, l’11 settembre del 2014 si trovavano “cinque nuovissimi, bellissimi, superecologici mezzi a idrogeno acquistati […] senza che prima […] si pensasse a costruire un impianto di produzione e distribuzione dell’idrogeno medesimo”.
“Questo è un grande momento per l’Italia: adesso l’obiettivo idrogeno è più vicino. Nascerà una rete di energia diffusa che alleggerisce il peso del trasporto, l’impatto inquinante e la bilancia commerciale. Si potrà viaggiare leggeri, con un carburante regalato dal sole e dal vento”, annunciava Rifkin nel 2008.
Eppure lo sviluppo di un’economia dell’idrogeno pare (ancora) decisamente lontana dal prender piede in Italia come nel resto del mondo: diverse difficoltà, infatti, sono state riscontrate nel tentativo di rendere efficiente e sostenibile – dal punto di vista economico ed ambientale – la produzione e la conservazione dell’idrogeno puro in forma gassosa.
L’idrogeno, infatti, pur essendo l’elemento chimico più diffuso nell’universo, è estremamente raro in natura allo stato puro.
Il problema della produzione d’idrogeno puro potrebbe essere risolto attraverso il recupero di rifiuti pericolosi?
Lo scorso 11 marzo l’Università dei Paesi Baschi ha annunciato che una squadra internazionale di studiosi, impegnata nella ricerca sul recupero dei rifiuti elettronici, ha sviluppato e brevettato un metodo per ottenere idrogeno puro dalle plastiche ricavate dalle schede elettroniche gettate via.
L’Università spagnola, nel suo comunicato stampa, annuncia di mirare allo sviluppo di un procedimento che consenta un utilizzo delle plastiche di scarto che sia sostenibile per l’ambiente, efficiente dal punto di vista energetico ed economicamente accettabile.
Certo, l’economia dell’idrogeno auspicata da Rifkin pare ancora molto lontana dal venire.
La notizia, tuttavia, può dare nuovo slancio ed entusiasmo alla ricerca. E ricordarci, ancora una volta, l’importanza di una gestione corretta dei rifiuti per permetterne il recupero e il riutilizzo.
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