Negli ultimi tempi la stampa internazionale ha riportato ottime notizie giunte dalla ricerca italiana nella lotta al più diffuso mal d’amianto, il mesotelioma.
Lo scorso 15 dicembre l’autorevole Journal of Thoracic Oncology ha pubblicato uno studio sui geni responsabili del mesotelioma, realizzato dal Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino in collaborazione con i ricercatori dell’Ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria.
Grazie alla tecnica messa a punto dagli scienziati piemontesi sono state individuate le mutazioni geniche responsabili del veloce progredire della malattia.
«Questo procedimento ha il potenziale per descrivere accuratamente il tipo, la posizione e il numero di mutazioni genetiche nel mesotelioma e consente di identificare associazioni con le caratteristiche del paziente, compresi i dati di sopravvivenza», ha spiegato il professor Giorgio Scagliotti, primo autore dello studio.
Una conoscenza approfondita delle numerose trasformazioni geniche che intervengono durante la lunga fase di latenza dalla malattia risulta fondamentale per trovare un’arma capace di combattere il mesotelioma.
Il New England Journal of Medicine, invece, ha riportato la notizia di un nuovo successo nella ricerca sulle cellule staminali conseguito dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, in collaborazione con l’Università Statale di Milano e la Cell Factory della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano.
Si tratta del primo caso al mondo di riparazione di tessuti bronchiali ottenuto attraverso il trapianto di cellule staminali adulte mesenchimali.
All’operazione era stato sottoposto, nel maggio del 2013, un uomo di 42 anni cui era stato asportato precedentemente il polmone destro a causa di un mesotelioma pleurico.
«Abbiamo prelevato le cellule staminali dal midollo osseo del paziente – ha spiegato il dott. Francesco Petrella, chirurgo dell’IEO di Milano –, le abbiamo espanse e poi inoculate tramite una metodica mininvasiva, la broncoscopia flessibile. La metodica si è rivelata efficace nello stimolare la cicatrizzazione del bronco, evitando così altri interventi invalidanti. Oggi, a otto mesi dal trapianto di staminali, il paziente sta bene e non ha avuto recidive.»
Secondo gli ultimi dati della mappatura – ancora in corso – del Ministero dell’Ambiente sono ancora 33610 i siti italiani inquinati dall’amianto: assurdo constatare come il nostro Paese, all’avanguardia nella ricerca relativa alle patologie derivanti dall’esposizione all’amianto, risulti così in ritardo nella marcia per la bonifica del territorio da questo pericoloso materiale.
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