Microplastiche nel sale

Microplastiche nel sale

Abbiamo lanciato l’allarme più volte attraverso il nostro blog: i nostri mari sono pieni di rifiuti di plastica che non solo provocano gravissimi danni all’ecosistema ma entrano anche (e prepotentemente) nella nostra alimentazione.

Secondo la FAO attualmente sono “circa 5.000 miliardi i rifiuti di plastica che galleggiano negli oceani di tutto il mondo, mentre erano del tutto assenti nel 1950, e questo pone serie preoccupazioni circa il loro potenziale impatto sulla catena alimentare che si estende dal plancton – esistono filmati che lo vedono cibarsi delle perle di plastica – sino ai crostacei, al salmone, al tonno e alla fine agli esseri umani, per non parlare delle balene”.

La preoccupazione maggiore viene dalle cd. microplastiche – particelle di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri -: il loro impatto sulla salute della fauna marina e su quella dell’uomo non è ancora chiaro ma, secondo gli esperti, esse possono penetrare le cellule dei pesci che le hanno inghiottite e persistervi a lungo.

I test di un gruppo di ricercatori di Shanghai, eseguiti su prodotti venduti nei supermercati cinesi, hanno rilevato che le microplastiche fanno il loro ingresso nell’alimentazione umana anche attraverso il normale sale da cucina.

Se le concentrazioni più alte di microplastica (da 550 a 681 particelle per chilogrammo) sono state riscontrate – come facilmente prevedibile – nel sale marino, la quantità più bassa di particelle di plastica è stata invece rilevata nel salgemma (da 7 a 204 particelle per chilogrammo, fatto che ha suggerito agli scienziati la possibilità che questi sali vengano contaminati durante il raffinamento del prodotto).

Basandoci su tali dati è possibile stimare che ogni essere umano adulto, rispettando i livelli nutrizionali di riferimento, potrebbe potenzialmente ingerire attraverso il sale marino circa mille particelle di microplastica l’anno.

PER APPROFONDIRE:
[Foto di copertina | Salt_B130604 | Dubravko Sorić | Licenza CC BY 2.0]

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