La Valle del Sacco non deve e non può essere considerata una Terra dei fuochi di serie B: anche il Tar, lo scorso luglio, ha (ri)dichiarato il disastro ambientale della Ciociaria “di interesse nazionale“.
Il riconoscimento dello stato d’emergenza della Valle del Sacco avvenne nel 2005 in seguito al rilievo nel latte crudo di livelli di beta-esaclorocicloesano di molto superiori a quelli consentiti dalla legge, fattore d’inquinamento che ha causato seri danni biologici alle falde acquifere, ai terreni e ai suoi prodotti e, di conseguenza, alla popolazione umana ed animale.
Come se tale veleno non fosse sufficiente, dalla relazione tecnica sulla salute della popolazione della Valle del Sacco, redatta dalla Asl di Roma nel 2008, risulta che in questa parte d’Italia non solo “le persone che hanno risieduto lungo il fiume hanno assorbito ed accumulato nel tempo pesticidi organici soprattutto tramite la via alimentare” ma anche “i lavoratori sono stati esposti a sostanze tossiche in ambiente di lavoro, in particolare prodotti chimici ed amianto“.
Da quel tempo i veleni della valle del Sacco hanno continuato a mietere vittime tra la popolazione.
Troppo poco è stato fatto: le operazioni di bonifica non procedono a ritmo serrato e devono essere accelerate.
Per far tornare la valle del Sacco un ambiente salubre e godibile non è sufficiente l’essenziale impegno delle Istituzioni ma divengono rilevanti anche l’azione, la consapevolezza e la coscienza della popolazione e di tutte le aziende che operano nel territorio.
L’industrializzazione, in queste terre, è arrivata così, con un piglio folle e spietato. S’è presa la valle a forza di zampate di cemento e di lamiera, e s’è riversata nel Sacco come quel liquido verde e cocente. La modernità ha violentato questa valle per decenni, dopo averla adescata con un sogno di ricchezza duratura. Poi però l’ha abbandonata al suo destino e ai suoi incubi. Proprio come avrebbe fatto uno stupratore, un bruto non certo guidato da un demone forte, gagliardo, con gli occhi infuocati. A dominare gli uomini, qui, è arrivato un demone flaccido, pretenzioso e miope.
(Carlo Ruggiero – Cattive Acque – Round Robin Editrice, 2014)
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